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Una sera dedicata a te., Rating: ROSSO; genere: romantico-sentimentale; Note: One shot, Yaoi, lemon; Original.

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view post Posted on 15/2/2011, 21:30
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La mia seconda fan fiction yaoi ... mi sento soddisfatta.
I soliti avvertimenti: a chi non piace questo genere non legga, non insulti, non faccia polemiche e bla bla bla. Le solite cose! Avviso soprattutto che è molto spinta questa fiction, ma non contiene scene di violenza. ^^
Accetto volentieri i commenti, consigli e critiche costruttive.

Una sera dedicata a te.



È sera. Una sera come tante. Nulla di rilevante in giro, se non lui. Lui … sì, non c’è nient’altro a parte lui che sia degno della mia attenzione questa sera, che dedico solo e soltanto a lui. Sono stato molto stressato per tutto il giorno prima che arrivasse a casa … per la prima volta in vita mia mi preoccupo che qualcuno veda la mia casa in disordine e così ho fatto la casalinga tutta la mattinata. E dire che non m’ero mai curato di queste cose con nessuno. Mai.
Fuori nevica. Me ne accorgo perché tremando dal freddo c’è lui, che ancora per qualche istante, immobile sull’uscio della porta sta cercando di scaldarsi le mani. Qualche tempo fa mi disse che quando era nato nevicava. Lo invito ad entrare e a levarsi quei così caldi ma così ingombranti vestiti. Non gli stanno bene … e oltretutto non ne avrebbe avuto bisogno una volta giunto in soggiorno. Gli do un’occhiata veloce appena è senza quegli abiti ancora caldi, riscaldati dal suo stesso corpo. A primo impatto noto solo il suo dolcevita di lana bianco che gli calza a pennello. Poi lo guardo meglio: il pantalone è nero, attillato, così in contrasto con la maglietta. Così come lo è con la sua pelle, ch’è talmente candida da sembrare neve. Quegli abiti sono fatti apposta per lui. Sono come dei veli che fanno intravedere ciò ch’è sotto. Osservo un istante i suoi occhi grigi. Li ho sempre amati, quegl’occhi. Un misto di freddezza e solitudine uniti a una vaga voglia di compagnia e strana malinconia, ma talvolta possono sembrare allegri e vivaci. Gli scosto un piccolo ciuffo dei suoi capelli neri che mi impedisce di vedere completamente il suo occhio destro. I suoi capelli sono corti, lisci, ma costituiti da quei ciuffi disordinati che talvolta usa per nascondere il viso. Le guance sono rosse, suppongo gelate per il freddo che hanno subito, ma posso solo immaginare quanto diventeranno calde tra poco. Gli sorrido, e lo vedo ricambiare con quel suo solito fare timido. Mi sorge spontaneo un sorriso divertito. Lo spingo subito al muro dandogli successivamente un bacio con il puro scopo di farlo intimidire ancora di più. Ma so benissimo che con lui questi trucchetti non funzionano. È solo una scusa che mi ripeto per potergli strappare un bacio. Infatti sta al gioco. Mi prende le mani con le sue, fredde e grandi , per poi incrociare le nostre dita, partecipando attivamente al bacio. Riesco a sentire il suo sapore, a percepire il suo odore. Se non mi tenesse per le mani andrei a carezzargli i capelli. Dio, come bacia bene! Ma ora mi sta lasciando le mani, le sposta sui miei fianchi. Sussulto, sono gelate. Simpaticone, lo sa che sono sensibile sui fianchi e sulle gambe. Lo fermo e mi stacco vedendolo chiaramente sorridere divertito. Ma sta ancora tremando dal freddo, per cui decido di lasciarlo stare e di portarlo con me in soggiorno. Lo faccio sedere sul divano di fronte al caminetto per farlo riscaldare, e quasi m’incanto a guardarlo mentre fissa il fuoco. Io nel frattempo sono in cucina e mentre preparo della cioccolata calda spio il mio soggetto preferito. Cerco di concentrarmi un po’ di più, altrimenti si brucia. Consiglio al ragazzo di accendere la televisione, ma rifiuta. Dopo qualche istante noto che mi lancia qualche occhiata, mi tiene sotto controllo. Tsk. Almeno la cioccolata è cotta solo dopo un quarto d’ora, se non mezz’ora. Fuma ed è bollente. La porto in una tazza di porcellana alla figura che mi osservava ‘furtivamente’ mentre stavo in cucina e gli porgo la tazza. La accetta volentieri, mantenendola bene per riscaldarsi ancora un po’ le mani. Dopo poco comincia a mantenere la tazza dal manico e per il bordo. Ormai le sue mani sono diventate abbastanza calde da scottarsi sentendo il calore del liquido che si propaga nella tazza. Mi accomodo sul divano accanto a lui, scambiamo quattro parole per spezzare il silenzio. Mi parla di cosa ha fatto in questi giorni mentre mi fissa nei miei occhi verdi. Quasi ci si perde dentro. Mi sposto un ciuffo dei miei capelli castani che mi stava per andare davanti agli occhi, non voglio che gli intralci la vista. Poi scruta tutti i miei lineamenti, come se fosse la prima volta che mi guarda. Prende una pausa per respirare e bere un po’ di quella cioccolata che gli ho preparato. “Ma Mirko, è amara.” Mi dice mentre un brivido gli attraversa la schiena per colpa del gusto forte. Ah. “Scusa bello, vado a prendere lo zucchero.” Dove ho messo lo zucchero … ah, sì, eccolo. Trovato. Lo porto subito al mio amato insieme ad un cucchiaino. A me invece piace così com’è ora. Non la trovo troppo amara.
Dopo che il ragazzo ha girato e bevuto un altro sorso si degna finalmente di farmi un complimento per la bevanda. Sono contento, mi piacciono questi suoi soliti apprezzamenti. Gli sorrido e annuisco come per dire ‘grazie’.
Parla ancora, sta sera stranamente è molto chiacchierone. Bene, sono contento. Continua però a bere la cioccolata ogni tanto e io lo ascolto con interesse mentre bevo più frequentemente di lui la mia cioccolata. Infatti la finisco molto prima di lui, che sta ancora a metà. Improvvisamente si interrompe e mi chiede cos’ho fatto in questi giorni. Non so che rispondere. Non ho fatto molto in realtà. Ho lavorato un po’ per guadagnare qualche spicciolo in più, e ho studiato per l’università. Niente di particolare in realtà. Ah, già. “Sono andato a trovare Franco e sua sorella. Lei è cresciuta, dolce e disponibile come al solito, ma aveva un mal di pancia terribile per colpa del ciclo mentre Franco era in salute, ma ho notato che è diventato più scontroso e nervoso in questo periodo. M’è venuto il dubbio che sia Franco quello che ha le mestruazioni.” Gli scappa una risata. Sorrido divertito anche io. Poi comincio a parlare di qualche cosa poco rilevante ma che comunque riempie il discorso, a lui non dispiacciono queste conversazioni meno impegnative. Dopo poco ha finalmente finito la cioccolata. Prendo le tazze e le porto in cucina interrompendo quasi bruscamente il discorso, che riprendo appena torno. Mi siedo e osservo questo meraviglioso ragazzo che fissa interessato il camino, ma leggermente stordito dal caldo. Nello stesso tempo mi ascolta e risponde attivamente. “Ma è amorale questo ragionamento.” Lui alza le spalle. Sorrido e gli salto letteralmente addosso facendolo trovare disteso sul divano. Mi guarda con aria interrogativa, ma il suo diventa ben presto uno sguardo voglioso. Io gli carezzo la guancia e mi rendo conto solo ora di quanto il calore del camino gli abbia fatto diventare le guance rosse e bollenti. Lo fisso in quei suoi occhi grigi. Riesco a vedere riflessi i miei. “Ruben, lo sai che amo i tuoi occhi vero?” Gli sorrido mentre gioco con i suoi capelli. “Lo so, me lo dici sempre …” Sorride dolcemente. Ma sono stanco di riservargli queste premure, e metto frettolosamente la mia mano destra sotto il suo dolcevita, che si confonde con il colore della sua pelle. Sussulta leggermente, un brivido gli percorre il corpo: la mia mano è meno calda del suo fisico e ha sentito il contrasto. Sorrido lievemente mentre osservo divertito le sue reazioni. Lui invece passa subito al succo. Approfitta del fatto che ho un pantalone aderente che scende un po’ quando sto piegato per cominciare a sfilarlo lentamente. Non si cura nemmeno di levarmi la cintura. Nel frattempo lo bacio appassionatamente mentre si fa complice di questo mio atto. “Mh …” Gli sfugge un gemito mentre gli stuzzico i capezzoli in modo non delicato. Sono già turgidi. Nel mentre lui mi ha già sfilato i pantaloni e ora mi tocca il culo da sopra i boxer. Mi stacco dalle sue labbra per lasciarlo respirare. Approfitto di questo suo bisogno per baciargli un po’ la guancia, il collo, il petto … mi fermo a leccargli i capezzoli dopo avergli tolto la maglietta. Nel fare questo ha dovuto lasciar perdere il mio sedere. Un vero peccato, mi piacevano le sue attenzioni in quella zona. Il dolcevita ora giace su un lato del divano, accanto al braccio di Ruben che ha portato in alto mentre si spogliava, e lì è rimasta. Mi guarda arrossito, incuriosito mentre faccio il mio lavoro. Scendo ancora più giù e gli sbottono il pantalone con i denti. Guardo soddisfatto quella curiosa sporgenza sotto i suoi boxer. È davvero eccitato … quasi mi sento un dio, guarda. Alzo un po’ la testa e guardo il mio ragazzo in faccia mentre gli carezzo l’interno coscia arrivando sempre più su. Non lo tocco però. Torno a guardare in basso e uso i denti per abbassargli il boxer. È gonfio, pulsante, desideroso. Il ragazzo geme solo sentendo il mio respiro sulla sua eccitazione. Non lo faccio attendere oltre e lo prendo in bocca. Guarda, geme ancora. Mi fa tenerezza … e mi eccita allo stesso tempo. Come un pedofilo quando consola un bambino che piange. Ma detta così è brutta. Continuo ad eseguire ciò che devo fare e lo sento che si trattiene per non gemere più. Tsk. Faccio più veloce, così non può resistere. “Ahh … M-Mirko ...” Fa così tutte le volte che sta per venire, lo so già. Ma io amo così tanto quando pronuncia il mio nome perché prova piacere. Quelle volte che poi faccio il violento si eccita ancora di più quando è in vena. Ricordo che la prima volta che lo facemmo fui più delicato che mai perché era la sua prima volta … mentre in quelle successive facevo sempre più il duro. Poi quando lo vidi piangere il giorno dopo per colpa del dolore che gli avevo provocato mi promisi – e gli promisi – di non fargli mai più tanto male. Infatti ora mi trattengo quando ho voglia di farlo violentemente. Ma torniamo al presente. Ruben è sudato, eccitato. Non ho mai smesso di toccargli i capezzoli e ormai è sul punto di venire. Eccolo che si lascia andare. Lo levo dalla mia bocca e lo lascio venire sulla mia faccia. Abbandono i suoi capezzoli e mi passo il dito sulla faccia per prendere un po’ del suo seme. Lo guardo, lo odoro, lo lecco. Mh, sì, mi piacciono il suo colore, il suo odore, il suo calore, il suo sapore, la sua consistenza. Ruben mi guarda tutto rosso mentre respira affannosamente cercando di riprendere il ritmo naturale di respirazione. “… Scusa.” Lo vedo quasi mortificato. Soffoco una risata. Mi pulisco, sorrido risoluto e divertito. Mi avvicino al suo viso, gli tocco con un dito il labbro inferiore, quello più carnoso e morbido. Introduco due mie dita all’interno della sua bocca e gliele faccio bagnare bene. Le tolgo e faccio scendere la mia mano giù. Bacio il ragazzo per distrarlo mentre insinuo le due dita bagnate nell’ano, in modo da prepararlo a qualcosa di più grosso … Il ragazzo si lascia sfuggire un lamento. Noto che ora s’è abituato alla mia presenza in lui. Sorrido soddisfatto. “Girati Ruben. Sai come metterti …”Gli dico, e lui dopo aver esitato un attimo esegue. Io nel frattempo mi sono messo in ginocchio. Lo guardo in quell’eccitante, classica posizione a pecora e gli carezzo lentamente la schiena. Mi abbasso i boxer, allineo il mio membro al buco e lentamente penetro al suo interno. Nonostante cerchi di far meno male possibile al mio amato, non può fare a meno di emettere alcuni gemiti di dolore. Appena arrivo in fondo mi fermo per farlo abituare a questa sensazione, eppure dopo che ho smesso di sentire la sua voce non esito a continuare ciò che stavo facendo. Ovviamente in tutto questo, sfugge qualche gemito anche a me. Lo sento di nuovo gridare, ma poi i suoi diventano gemiti di piacere e questi suoni mi incitano a continuare. “Ahh … Musica per le mie orecchie.” “Mhh … n-non lo dire!” Oh, eccome se lo dico. Soprattutto, lo penso. Sento le mie guance scottare, di sicuro sono rosse. Gli tengo fermo il bacino mantenendolo forte per i fianchi, forse anche eccessivamente. Ora però sposto una mano e la porto sui suoi occhi, oscurandogli la vista. Lui come reazione alza la testa e tenta di mettersi anche lui in ginocchio. Gli impedisco di farlo con una brusca e decisa spinta proveniente dall’altra mano che tenevo sul fianco, e Ruben reagisce tornando a cuccia. Dopo poco lo sento lanciare un gemito più forte degli altri e supera il limite di sopportazione. Io lo seguo pochi istanti dopo, senza interessarmi di uscire da lui.
Ruben è stanco, respira affannato steso di lato sul divano. Io sono dietro di lui che gli copro ancora gli occhi con una mano e con l’altra lo stringo a me. Lo copro con la sua stessa maglietta e gli ho alzato il boxer. Non mi spreco ad abbottonargli il pantalone, ma almeno lo tiro su. Faccio lo stesso con me stesso, e dopo una decina di minuti lo sento finalmente calmarsi e si assopisce appoggiandosi sul suo amato. Nel frattempo io sono in uno stato di dormiveglia … Gli carezzo dolcemente i capelli, la fronte ... Talvolta guardo lui, altre volte fisso il fuoco scoppiettare. Lo stringo un po’ tra le mie braccia, mi tranquillizza la sua presenza. Sta sera dormirà qui, lasciando che si addormenti serenamente tra le mie braccia come ha fatto poco fa. E io mi addormenterò serenamente, facendo tesoro di quel momento. Come sto facendo ora di questi preziosi, lunghi minuti. Sussurro parole dolci nelle sue orecchie, e mi addormento lentamente lasciando il discorso a metà.


Fine.
 
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